CUS Bari

Il progetto

Lo sport ha un alto valore educativo quando pone al centro
l’Uomo e le sue potenzialità.

Svolgere attività sportive migliora di molto la qualità della vita percepita dai disabili: il 75% dei disabili che praticano sport dicono di essere soddisfatti della loro vita. Soltanto il 2% di quelli che non praticano sport sono soddisfatti".

Lo ha detto Maurizio Franzini, presidente dell’Istat, intervenendo al primo Festival della Cultura Paralimpica, presso la Stazione Tiburtina a Roma, organizzato dal Comitato Italiano Paralimpico, con la collaborazione di INAIL, Ferrovie dello Stato e SuperAbile INAIL.)

“Tra coloro che dicono di avere limitazioni gravi, quindi sugli oltre 3 milioni di disabili, soltanto 269 mila dichiarano di svolgere un’attività sportiva. Si tratta dell’8,5% dei disabili”, ha spiegato il presidente dell’Istat.
 Il dato che più preoccupa è quello che riguarda i 2 milioni 416 mila disabili gravi che non praticano attività sportiva.

Pesa ancora il fattore percezione sulla vita dei disabili.

“Le differenze che ci sono nelle percentuali riferite ai disabili rispetto a quelle riferite alla popolazione generale possono essere dovute a diverse circostanze:

  • la mancanza di strutture predisposte all’accesso allo sport;
  • freni interiori che derivano dalla percezione che le persone con disabilità hanno di se 
stesse.

L’impressione che si ha è che la percezione di negatività che ancora persiste, molto minore di prima, sia un fattore che limita lo svolgimento di attività che potrebbero migliorare di molto la qualità della vita delle persone: lo sport occupa un posto fondamentale.”

Nelle attività sportive e fisiche, che tra gli italiani sono più popolari di quelle culturali o di quelle di impegno sociale, l’esclusione è ancora più massiccia:
le persone con limitazioni gravi che pra1cano sport, nel 2017, sono circa 269 mila, cioè l’8,6%, mentre presso il resto della popolazione la percentuale è 38,9%.

Le persone con limitazioni gravi che svolgono una qualche attività fisica sono 424 mila, cioè il 13,6%, meno della metà del valore raggiunto dalla popolazione nel suo insieme (28,6%).

Il 77,4% delle persone con limitazioni gravi, cioè 2 milioni 416 mila, dichiarano di non avere mai svolto attività fisiche, mentre la percentuale di inattivi nella popolazione presa nel suo insieme è il 32,1% (Tavola 4).

I dati rilevano anche significative disuguaglianze di genere: tra le persone con limitazioni gravi pratica sport il 12,9% degli uomini, solo l’5,7% delle donne.

Tra i più giovani, lo sport è più diffuso e le differenze con i loro coetanei si riducono. Infatti, tra le persone di età compresa tra i 3 e i 14 anni con limitazioni gravi fa sport il 45,6% (contro il 57,8% tra i giovani senza limitazioni); tra i giovani di età 15-24 anni, il 34,7% (rispetto al 57,4% nel resto della popolazione di pari età) (Cfr. Tavola 4).

Osservazioni conclusive

Il quadro sulle condizioni di vita delle persone con disabilità nel nostro Paese lascia trasparire una innegabile arretratezza.

Purtroppo, dal confronto fra i dati del 2008 e quelli del 2016 relativi ai diversi aspetti dell’inclusione economica, sociale e culturale delle persone con limitazioni gravi, non emergono variazioni significative a marcare la sostanziale stasi del processo di inclusione di queste persone nella società.

Il divario con i livelli di inclusione del resto della popolazione e la debolezza delle reti di sostegno diverse da quelle familiari testimoniano come ci sia ancora molta strada da fare per assicurare a queste persone livelli accettabili di benessere, pari diritti, pari opportunità di realizzazione delle proprie aspirazioni e di contribuire allo sviluppo della società.

Gli indicatori analizzati mettono in luce come la partecipazione culturale e la pratica sportiva siano ottimi strumenti per migliorare la vita delle persone con disabilità, vadano promosse e rese veramente accessibili.

Le persone coinvolte dalla disabilità, a Bari, in Puglia ed in tutto il Centro-Sud Italia non hanno tutt’oggi alcun riferimento, luogo, ente che possa costituire una risorsa per affrancarsi da una condizione inaccettabile di esclusione dalla vita tra le persone.

L’Università degli Studi di Bari ha le risorse strutturali – con il suo Centro Universitario Sportivo – e umane, con i professionisti formati dai corsi di laurea in scienze motorie, fisioterapia, medicina e psicologia, per dar vita a tutte le attività indispensabili per avviare un processo d’inclusione sociale attraverso lo sport.

Progetto indicativo percorsi accessibili CUS Bari per disabili motori e sensoriali, ideato con il supporto della Cooperativa ZEROBARRIERE.

Lavori eseguiti

In seguito al nostro intervento ora il CUS Bari è completamente accessibile e fruibile per tutti gli atleti con disabilità fisiche sensoriali.

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